
West Side Story (1961): i Costumi che Vestirono una Rivoluzione Sociale
West Side Story (1961): i costumi che vestirono una rivoluzione sociale
Quando West Side Story uscì nelle sale nel 1961, il musical cambiò per sempre il volto del cinema americano. Non era soltanto un adattamento di Romeo e Giulietta, ma una trasposizione archetipale in un contesto urbano e contemporaneo:
la New York multietnica di fine anni ’50. Sullo sfondo, la rivalità tra Jets e Sharks, giovani immigrati caucasici bianchi e immigrati portoricani, diventava metafora delle tensioni razziali e religiose degli Stati Uniti del tempo.
I costumi furono un elemento decisivo per la riuscita del film: non semplici abiti di scena, ma strumenti di critica sociale e di racconto visivo.
Tony e Maria - Romeo e Giulietta
Tony, Anton, il protagonista maschile del musical, altri non è che Romeo Montecchi di shakespeariana mermoria; mentre Maria, protagonista femminile, è alter ego di Giulietta Capuleti. Le loro famiglie di sangue, in questa rappresentazione, non ci sono poichè si tratta di figli di immigrati spesso irregolari che hanno storie molto tristi alle spalle di povertà e violenze e così, i loro famigliari diventano gli amici nel caso di Tony e i compaesani nel caso di Maria.
Tony, immigrato polacco, fa parte della gang dei Jets, tutti immigra
ti di seconda generazione nati negli Stati Uniti, ma da famiglie disfunzionali che non sono state in grado di dar loro un futuro. Maria, immigrata puertoricana, vive con il fratello Bernardo e la sua fidanzata Anita e fa parte del clan degli Sharks unito dall'origine portoricana e immigrato solo recentemente tant'è che per tutta l'o
pera si sottolinea la quasi incapacità di questi personaggi di parlare correttamente inglese.
Si tratta di una lotta tra poveri, immigrati di seconda generazione che difendono il loro territorio, il loro block, con il coltello tra i denti mentre i "nuovi" immigrati cercano di farsi strada e di vivere il sogno americano.
Era una situazione reale, estremamente sentita ai tempi e magnifica
mente raccontata in quest'opera attraverso una lotta sociale del passato.
In questo contesto di guerra continua, Tony e Maria, proprio come Romeo e Giulietta, si conoscono e si amano a prescindere dalla loro etnia o dalla loro provenienza geografica, ma i clan in lotta tra loro non accettano questo loro amore e finiscono per distruggersi.
La mano di Irene Sharaff
Dietro i costumi del film c’era Irene Sharaff, una delle più grandi costumiste della storia di Hollywood. Già nota per The King and I e Cleopatra, vinse l’Oscar per i migliori costumi a colori grazie a West Side Story.
La sua abilità fu quella di rendere i personaggi immediatamente ric
onoscibili, differenziando Jets e Sharks non solo attraverso la recitazione, ma anche tramite abiti, accessori e palette cromatiche. I costumi dovevano sembrare realistici, quasi recuperati dalle strade di Manhattan, e allo stesso tempo resistere alla fatica di coreografie complesse e piene di energia.
Moda, simbolismo e contemporaneità (1961)
Il film si colloca in un’epoca in cui la moda femminile era ancora dom
inata dal New Look di Christian Dior. Le donne di West Side Story incarnano perfettamente l’ideale della donna-fiore: vita stretta, gonne a ruota o abiti che valorizzano le gambe, colori vivaci e silhouette moderne. Maria, Anita e le Shark Girls (Graziella e Welma) diventano icone di eleganza e femminilità, ma anche di orgoglio identitario.
Gli uomini, invece, riflettono due mondi contrapposti:
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I Jets indossano capi spigolosi, dai colori spenti e freddi, in particolare azzurri, che evocano un ambiente urbano duro e disilluso. Questo richiama non solo l'opera shakespeariana, ma anche la loro provenienza dal nord Europa e il loro aspetto caucasico (pelle chiara, occhi e capelli chiari).
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Gli Sharks invece, vestono in rosso e in tutti i toni caldi della terra (marrone, beige ecc.) a richiamare la loro provenienza caraibica e ad identificarsi tutti in uno stesso clan, accostabile a quello dei Capuleti.
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Maria all'inizio del film indossa un abito bianco con una cintura rossa. Sappiamo che ella ha appena compiuto 18 anni e quindi potremmo interpretare l'abito bianco come simbolo di innocenza "sporcato" da una cintura rossa che può essere letta in due modi: segno della sua appartenenza al clan degli Sharks, oppure simbolo premonitore del dolore e delle morti di persone a lei care che dovrà affrontare durante l'opera.
Dopo l'incontro con Tony, Maria appare in scena con un vestito giallo e con questo vestito celebra un matrimonio simbolico con il suo amato. Il giallo può qui essere visto come colore dell gioia e della speranza: Maria è innamorata e felice e spera che il suo amore possa essere per sempre.
Successivamente, quando pensa di poter scappare con Tony, Maria indossa un abito argentato che a seconda delle luci appare più bianco o più azzurro: Maria ha scelto di amare Tony e questo la esclude dal suo gruppo sociale d'origine, dai rossi.
Nella scena finale, quella in cui Tony viene ucciso, Maria indossa un abito completamente rosso e anche qui esso ha due significati: l'uomo che ama viene ucciso con un colpo di pistola dunque l'abito rosso simboleggia il sangue, ma esso indica anche il ritorno di Maria tra le fila degli Sharks perchè ormai sola non può far altro che trovare rifugio all'interno del suo clan d'origine.
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Tony, pur membro fondatore insieme al migliore amico Riff, dei Jets, non veste completamente di azzurro, ma appare quasi sempre con una camicia azzurra, quindi la sua interiorità, le sue radici sono da collocarsi nel clan dei Jets, ma coperta da una giacca beige, dai colori caldi legati quindi al clan degli Sharks. E' una figura aperta, mediatoria, tant'è che pur scoprendo l'etnia di Maria non smette di amarla, anzi fa di tutto per fermare l'insensata guerra tra clan che rovinerà loro la vita.
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Anita è la figura più complessa dal punto di vista dei costumi perchè essi vanno a simboleggiare il suo ruolo nel film. Fin dall'inizio, Anita indossa un abito lilla e cos'è il lilla se non la combinazione cromatica di azzurro e rosso? Dal primo minuto, pur fidanzata con Bernardo capo degli Sharks e fratello di Maria, pur puertoricana fino al midollo, Anita è ponte tra i mondi, donna che ama la sua patria ma che sa perchè l'ha lasciata e ha tutte le intenzioni di prendersi ciò che questo nuovo mondo ha da offrirle. Quando Anita scopre l'amore tra Maria e Tony avvisa Maria dei pericoli che sta correndo, ma non la giudica anzi la sostiene perchè anche lei è una donna innamorata e l'amore non ha colore nè razza o provenienza.
Quando, al termine dell'opera, Anita è costretta ad andare nel covo dei Jets a cercare Tony per avvertirlo del pericolo che corre, ella è abbigliata in modo estremamente significativo: sul capo indossa uno scialle nero e rosso (nero in segno di vedovanza poichè ha perso il fidanzato Bernardo e rosso perchè appartenente agli Sharks); la sua maglietta è lilla, come detto colore che unisce in sè azzurro e rosso; la gonna è azzurra e potrebbe significare tradimento del suo clan, ma la sottogonna è rossa a dimostrare che lei sta facendo ciò che deve fare ma senza mai tradire la propria natura o la propria famiglia.
- Anche le scenografie richiamano frequentemente il contrasto tra rosso e blu, dalla casa di Maria e Bernardo alla sartoria dove lavora Anita, alle strade di New York. Se la scena è predominata dai colori freddi vi sarà un tocco di rosso e viceversa.
Il contrasto visivo diventa messaggio politico: i costumi raccontano, senza bisogno di parole, una lotta di classe e di appartenenza.
Un musical di critica sociale
Il potere dei costumi non sta solo nella bellezza estetica, ma nel loro valore simbolico. West Side Story non è un semplice spettacolo d’intrattenimento: è un musical di critica sociale. Porta in scena i conflitti etnici, religiosi e culturali che attraversavano gli Stati Uniti degli anni ’50 e ’60, mostrando quanto fosse fragile l’illusione del melting pot.
Il film evidenzia anche le radici religiose dei conflitti: Tony, il protagonista, è presentato come un immigrato di origine polacca (e quindi legato a una tradizione cristiano ortodossa o ebraica), contrapposto alla forte cristianità latina dei portoricani.
Questi dettagli rendono West Side Story molto più di una love story: un’opera archetipale, satirica e politica.
Premi e impatto culturale
Il film vinse ben 10 Academy Awards, tra cui quello ai costumi di Sharaff. L’impatto culturale fu enorme: i look del film influenzarono la moda quotidiana, comparvero in servizi fotografici editoriali e furono imitati dal pubblico giovane.
Secondo Vogue, i costumi di West Side Story hanno continuato a ispirare la moda per decenni, dimostrando che il confine tra costume cinematografico e abito quotidiano può essere molto sottile.
Il confronto con il remake del 2021
Nel 2021 Steven Spielberg ha riportato in vita West Side Story, con i costumi affidati a Paul Tazewell, che ha ricevuto una nomination all’Oscar per il suo lavoro. Le scelte furono accurate, storicamente fedeli e attente all’autenticità culturale. Tuttavia, il remake non riuscì a eguagliare la spinta critica del film del 1961.
I costumi del 2021 rimangono eleganti e coerenti con l’ambientazione fine anni ’50, ma non aggiungono nulla di nuovo. Dove nel ’61 c’era innovazione, satira e denuncia sociale, nel remake resta solo la bellezza estetica. Persino le canzoni – mantenute fedelmente – sembrano meno incisive, penalizzate da performance meno carismatiche dei protagonisti.
Conclusione
West Side Story del 1961 resta un capolavoro non solo per la musica e la danza, ma anche per il ruolo fondamentale dei costumi. Irene Sharaff riuscì a tradurre in abiti la complessità di una società divisa, trasformando un dramma shakespeariano in una denuncia sociale moderna e potentissima.
Il remake del 2021, pur raffinato, non ha saputo restituire la stessa forza satirica. Rimane una bella opera, ma privata della spinta politica che rese il film originale una pietra miliare.
Alla fine, il messaggio del 1961 è ancora attuale: le tensioni razziali, le differenze culturali e i conflitti sociali continuano a segnare la nostra epoca. Forse è proprio questo che rende West Side Story un’opera immortale — e i suoi costumi, un simbolo di rivoluzione visiva e sociale.