
Nålebinding (🇮🇹)
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La lavorazione all’uncinetto, come moltissime altre arti antiche tra cui la stessa tessitura, ha origini incerte. Essa, infatti, appare a livello archeologico in moltissime aree geografiche diverse, anche molto lontane tra loro (come il Nord Europa, il Sud America e l’Asia) e i reperti tessili lavorati con questa tecnica risalgono a tempi antichissimi.
Se pensiamo che diversi reperti tessili all’uncinetto sono stati riconosciuti come appartenenti agli Antichi Egizi, già ci rendiamo conto del peso storico che questa lavorazione tessile possiede; in realtà, però, essa risale ad una lavorazione ancora più antica: il Nålebinding.
Il Nålebinding (parola Danese che significa letteralmente “legare con un ago”) è una tecnica di lavorazione tessile che data addirittura il 6500 A.E.V. e da essa sarebbero derivate la lavorazione a Maglia e quella all’Uncinetto. Sebbene ancora oggi praticata in determinate aree geografiche (come ad esempio la Carelia), il Nålebinding è una tecnica piuttosto complessa che prevede di annodare ripetutamente uno o più filo il fine di creare una trama (esattamente come avviene per Uncinetto e Maglia) grazie ad un solo lungo ago (realizzato in legno, osso o, in tempi più moderni, metallo).
Stando ai reperti archeologici oggi disponibili (bisogna tenere in considerazione che essendo i filati utilizzati al tempo di origine naturale, principalmente di lana, solamente pochi reperti sono giunti fino a noi, mentre la maggior parte di essi si è biodegradata), nonostante il Nålebinding fosse praticato in diverse aree del mondo, parrebbe che esso fosse utilizzato in modo particolare in Scandinavia, tant’è che tutt’oggi definiamo internazionalmente questa tecnica attraverso un termine danese. Molto probabilmente, dalla Scandinavia esso si diffuse nel mondo attraverso i commerci e si evolvé in base alle tradizioni locali e alle materie prime disponibili in ogni specifica area geografica (lana, lino, cotone ecc.).
Il reperto archeologico più antico ad oggi scoperto di utilizzo del Nålebinding sono piccoli frammenti risalenti circa al 6500 A.E.V ritrovati nella grotta di Nehal Hemar, nel deserto dell’attuale Isreale. Purtroppo, questi frammenti sono troppo piccolo per comprenderne l’utilizzo fatto al tempo della loro creazione, ma grandi a sufficienza da capire la tecnica con cui furono creati, il Nålebinding appunto.
I secondi più antichi frammenti tessili realizzati con questa lavorazione sono stati invece trovati in Danimarca e risalgono all’Età della Pietra (circa 4500 A.E.V.) e la maggior parte dei frammenti risalenti ad età successive a questa sono stati ritrovati in quest’area geografica; cioè in Scandinavia.
Potendo legare l’utilizzo di questa tecnica all’area scandinava, alla biodegradabilità dei tessuti va ad aggiungersi un’altra problematica: la pratica di bruciare i defunti. Moltissimi dei reperti archeologici tessili di cui oggi disponiamo (e questo si intenda in senso generale e non solamente ristretto alla lavorazione Nålebinding) ci sono pervenuti grazie alla sepoltura di essi insieme ai defunti. Che fossero gli abiti con cui il proprio caro veniva seppellito o che fossero oggetti decorativi e accessori (coperte, piccole borse ecc.) che andavano a formarne il corredo funebre, queste creazioni tessili deperibili in altre condizioni, si sono mantenute quasi intatte fino ai nostri giorni poiché protette dal sepolcro stesso. Nelle popolazioni in cui, invece, si era soliti officiare la cerimonia funebre bruciando le spoglie del defunto, il corredo funerario veniva a sua volta bruciato e dunque nulla di tutto ciò ha perdurato nel tempo.
Con il passare dei secoli, il Nålebinding risulta una tecnica praticata in tutto il mondo. Sono stati infatti rinvenuti reperti tessili realizzati tramite questa lavorazione in Cina (in cui è stato ritrovato un oggetto interpretato come un copricapo, risalente al 1000 A.E.V), in Egitto (qui sono stati trovati diversi reperti risalenti all’Antico Egitto e alcuni di questi in condizioni sufficienti a stabilirne l’utilizzo), in Sud America (più precisamente in Perù dove ancora oggi è praticato, sono stati rinvenuti diversi reperti realizzati intorno al 100 E.V.)
A partire dal Medioevo, poi, l’utilizzo del Nålebinding è attestato in tutta Europa e si va a legare con particolare forza nuovamente alla Scandinavia e alla popolazione Vichinga.
I punti base del Nålebinding sono oggi chiamati Oslo, Mammen, and Brodén.
Particolarità del Nålebinding è che non è necessario chiudere i bordi del lavoro in modo particolarmente attento poiché i nodi fatti durante la lavorazione non si disfano autonomamente come accade invece per le lavorazioni all’uncinetto e a maglia.
Alcune immagini di reperti archeologici realizzati con lavorazione Nålebinding:
1. Cappello rinvenuto nell'attuale Cina e risalente al 1000 A.E.V circa
2. Calze rinvenute in Egitto e risalenti al periodo dell'Antico Egitto
Esempi visivi, nell'ordine, dei punti Oslo, Mammen e Broden:
Alcuni esempi di prodotti creati con la tecnica del Nålebinding: